Artroscopia di caviglia a Perugia

Le patologie della caviglia stanno rivestendo un sempre maggiore interesse data la notevole incidenza di traumi in questi distretti. Anche la semplice distorsione di caviglia se non ben trattata o trascurata potrebbe portare a esiti invalidanti nel corso degli anni.
In questo caso la terapia conservativa e riabilitativa diventa fondamentale ed in molti casi, se ben eseguita e soprattutto se ben indirizzata può scongiurare esiti invalidanti. Tuttavia in alcuni casi potrebbe non essere sufficiente un approccio conservativo (che va comunque sempre tentato nei primi mesi), ma grazie alle nuove tecniche chirurgiche mini-invasive è possibile una risoluzione o miglioramento della sintomatologia.
L'artroscopia di caviglia è una tecnica mini-invasiva che impiega videocamera a fibre ottiche e monitor video per consentire al chirurgo di visualizzare direttamente l'interno dell’articolazione attraverso mini incisioni in regione anteriore e posteriore di caviglia.
Le indicazioni anche in questo caso sono molto selettive ed è necessaria una corretta diagnosi ed un meticoloso planning pre-operatorio individualizzato per ogni paziente.
Il planning pre-operatorio, il più preciso possibile, deve includere oltre ad una valutazione clinica accurata, anche il ricorso alla diagnostica strumentale, come RX di caviglia sempre in carico e RMN o, in casi selezionati, anche la TC. Prima di qualsiasi trattamento chirurgico va poi sempre previsto un periodo di “training” riabilitativo che prepara al meglio il paziente all’intervento, accorciandone così i tempi di recupero.


Quali patologie trattare?

Le problematiche alla caviglia possono essere le più variabili ma quasi tutte sono accomunate dal fatto di essere post-traumatiche o micro-traumatiche. La storia clinica del paziente (le sue abitudini come il lavoro o lo sport) diventa fondamentale per un corretto inquadramento.
In artroscopia si possono trattare le patologie legamentose, dei tessuti molli e cartilaginee. Grazie agli accessi mini-invasivi sia anteriori che posteriori è possibile attualmente raggiungere ogni zona dell’articolazione evitando interventi in “open” che richiederebbero una notevole complessità ed una invasività maggiore.
Particolarmente utile risulta essere nelle sindromi da “impingment”, ovvero in quelle situazioni in cui si crea un conflitto fibroso che rende doloroso e limitato il movimento. Questa situazione clinica è molto frequente negli esiti di fratture, soprattutto quelle trattate chirurgicamente in cui il danno articolare quasi sempre presente (fino all’80%) può evolvere in una vera e propria degenerazione artrosica di tutta l’articolazione.
Proprio il trattamento degli esiti dei pazienti che hanno avuto fratture di caviglia diventa molto importante per migliorare la funzionalità dell’articolazione
Il danno cartilagineo quando ben limitato, può essere contenuto proprio grazie a procedure artroscopiche specifiche; anche in questo caso le opzioni terapeutiche, anche grazie alle nuove tecniche innovative proposte negli ultimi anni, sono molteplici e l’accurata selezione del paziente, con un dettagliato planning personalizzato ci permette di scegliere il miglior trattamento possibile.
In questi casi, nelle lesioni più piccole, è possibile rimuovere frammenti di cartilagine e stimolare il tessuto osseo spongioso con microperforazioni; in quelle superiore a 1,5 cm2 è possibile rimuovere frammenti cartilaginei, effettuare microfratture per stimolare la rigenerazione del tessuto osteo-cartilagineo. È possibile inoltre eseguire degli innesti di tessuto mesenchimale da tessuto adiposo o con matrice autologa, sempre per via artroscopica, con l’obiettivo di riempire la perdita di sostanza, ottenendo la risoluzione, o il miglioramento della sintomatologia e della funzionalità della caviglia.